Sono arrivata in questo sito quasi per caso. È tardi, dovrei dormire, eppure il sonno non viene, i pensieri vanno e non so perché sono su mia madre, di là nell’altra stanza.
Ripenso con dolore a tutta la mia vita con lei, sapendo che lei non ha fatto altro che darmi sofferenza e fragilità e a dire la verità la accuso anche delle sofferenze e delle fragilità di mio fratello.
Probabilmente la colpa non sarà solo sua, sarà anche di mio padre, non so… Ma è a da lei e per lei che sento tutto questo dolore.
Ho cercato su internet cosa volesse dire crescere con una madre così. Volevo delle risposte e sono capitata su questo sito.
Volevo trovare la mia storia scritta da altri, per non sentirmi unica, per leggere già da altri un’analisi che vorrei tanto di me stessa…
I rapporti con mia madre non sono mai stati buoni che io ricordi, anche se quando ero piccola cercavo molto di più le sue attenzioni, il suo affetto. Ma erano dei sentimenti strani misti anche a paura verso di lei… Mi ricordo che quando facevo le elementari i giorni peggiori erano nel week end. Il sabato e la domenica erano i giorni in cui si rimetteva in ordine casa, e in particolare, la mia stanza. Non credo ci sia mai stato all’epoca un sabato o una domenica felice. Ero terrorizzata, e non ricordo come mai l’esito di quei giorni era sempre che mia madre mi menava e mi insultava. Anche lì mi sentivo divisa, una parte di me voleva stare a casa, per non andare a scuola, come pausa, e l’altra aveva paura.
Perdonatemi ma non so dare un ordine ai miei ricordi e ve li scriverò come mi vengono…
Mi ricordo che piangevo spesso e mi vergognavo soprattutto perché mia madre più mi vedeva piangere più mi insultava e più si arrabbiava. Forse anche per questo volevo nasconderlo agli altri. Quando mi doveva portare fuori, a catechismo, in piscina e prima piangevo prendevo dei fazzoletti, li mettevo nell’acqua gelida e poi li poggiavo sul naso e le guance per far scomparire il rossore.
Ero più grande, invece, quando uscite per la strada, appena sotto casa, dopo aver litigato mi infilai le cuffiette con la musica per non sentirla, non volevo ascoltare per l’ennesima volta le sue parole, i suoi insulti… ma lei mi si avvicinò e già per questo ero terrorizzata. Mi urlò: “Sei una stronza” e tutti si girarono. Volevo morire.
Facevo la prima elementare, e il primo compito per casa era imparare i suoni delle consonanti con le vocali, “ra-re-ri-ro-ru”, “ba-be-bi-bo-bu” e mi ricordo ancora al tavolo della cucina mentre lei urlava e per me quelle parole scritte continuavano a non avere alcun senso.
Mia madre conosce, o meglio sapeva bene, l’inglese e il francese e alle elementari e alle io avevo qualche difficoltà. Prima di prendere delle ripetizioni da un’insegnante privato mio padre pensò che mia madre potesse aiutarmi.
Ero così spaventata dalle sue urla, le sue minacce che nemmeno riuscivo a trovare le parole sul vocabolario e anche l’alfabeto diventava complicato.
Quando, finalmente, mio padre capì che mia madre non poteva insegnarmi nulla e arrivò un insegnante, notò subito che avevo uno strano modo per cercare le parole. Appena arrivavo più o meno a trovarla cominciavo a leggere tutte le parole nella pagina per paura di quello che sarebbe successo se non l’avessi trovata.
Mi ha sempre sminuita e umiliata e mi ricordo ancora come all’esame di quinta elementare continuava a ripetermi che avrebbero fatto bene a bocciarmi. Non so cosa mi accadde in quei mesi, ma ricordo una strana sensazione, mi sembrava di sentire continuamente le persone parlare velocemente, come se qualcuno andasse avanti rapidamente sul registratore, mentre io ero lenta e rimanevo indietro. Mi è ricapitato qualche volta anche dopo, soprattutto alle medie, e poi mai più.
Mi è rimasto di questi e di tanti episodi la paura di non essere all’altezza, di essere una “stupida”, una “cretina”, una “deficiente”, di essere una persona “che studia ma non sa far funzionare il cervello”. E queste paura esplodono in me ogni volta che devo affrontare una prova, come un esame universitario. E anche se provo con tutte le mie forze a combattere questo senso di inadeguatezza sento che è difficile e ho paura di fallire.
Mi è rimasta la difficoltà di avere rapporti con le persone. Sia di amicizia, sia sentimentali perché anche se non mi sono mai stati vietati se n’è sempre parlato male.
Delle amicizie, tanto sono false, e sentimentalmente “tanto resterai sempre sola”. Probabilmente i miei problemi non derivano solo da ciò ma una base l’hanno fornita.
Mi vergogno di tutta la mia storia, e vorrei tanto poter portare con me ricordi diversi e felici. Mi odio perché ho paura di essere un giorno come lei…
Perdonate il modo in cui ho scritto, sono le 2.16 ma penso che se anche fossero le 10 del mattino non avrei saputo raccontare meglio la mia storia, che mi ferisce ancora tanto.
Non ho il cuore di rileggerla.
Buona notte