Ciao a tutti, non so se qualcuno si ricorderà di me, ho scritto mesi fa in seguito ad una scenata che ho fatto a mia figlia (4 anni) che mi aveva fatto stare molto male. Ho ricevuto conforto qui e soprattutto mi ha aiutato lo scrivere e il condividere, il condividere l'errore ma anche la volontà di migliorare e di non farlo più, questo errore. Sono passati mesi dal mio ultimo intervento, mesi intensi in cui ho lavorato molto su di me e sento dei miglioramenti, probabilmente impercettibili dall'esterno, ma notevoli per me.
Sto imparando a distanziarmi da mia madre, a livello psicologico, a non mettere le sue esigenze ed aspettative prima delle mie o ancora peggio di quelle della mia famiglia (le mie due bimbe) e di amarmi non solo nonostante questo ma anche per questo.
Per questo ho pensato che un buon passo potrebbe essere quello di raccontare quello che mi ricordo della mia infanzia e del rapporto con i miei. Ho letto storie difficile, dure, dolorose qui, posso dire solo che in confronto a molte di queste, la mia infanzia è stata decisamente "all'acqua di rose".
I miei mi hanno avuta giovani, mia madre aveva 23 anni, gravidanza cercata e desiderata. Non ricordo molto dei miei primi anni di vita se non sprazzi di immagini e sono immagini serene. I problemi, da che ricordo, sono arrivati con la mia crescita, ma molto più probabilmente con la separazione dei miei, avvenuta quando io avevo 5 anni e mio fratello piccolo 1 anno e mezzo. Non si sono lasciati in buoni rapporti, ma anche di questo io non ricordo nulla ( sicuramente ho rimosso i ricordi dolorosi), ma sento che non è tanto la separazione dei miei ad avermi fatto male quanto il comportamento di mia madre dopo. Non so dire come o quando è cominciato ma ricordo la sensazione di non essere accettata interamente per quello che sono, di sentirmi "sbagliata" per la mia forte sensibilità ed emotività, per il mio essere a volte "imbranata" per il non sapermela cavare da sola... ma era proprio lei che mi bloccava, con il suo essere costantemente presente e giudicante!! Se piangevo, mi ripeteva che dovevo smetterla, che se avessi fatto così al posto di lavoro o a scuola non andava bene, mi avrebbero preso in giro ecc (ma mi chiedevo io, perchè avrei dovuto farlo fuori casa se mi avesse dato la possibiltià di sfogarmi a casa?). Se a casa non riuscivo in qualcosa come voleva lei, erano critiche. Io ero (sono) una bambina molto sensibile e ovviamente più mi sentivo giudicata più combinavo pasticci. Del resto, lei non ci dava la possibilità di provare. Doveva essere fatto tutto giusto subito. La paura dell'errore era sempre lì. Salvo poi lamentarsi di dover fare tutto lei e di aver dovuto rinunciare a tutto per crescerci. Peccato che noi non gliel'abbiamo mai chiesto, anzi io l'ho sempre incoraggiata (quando ero più grandina ovviamente e in grado di badare a me stessa per qualche ora) a non preoccuparsi e a farsi una sua vita! Ma assolutamente questo non era possibile, noi eravamo certo degli imbranati, avrebbe trovato la casa sottosopra, oppure chissà che altro. Ok da madre posso comprendere il timore a lasciare soli i figli... ma allora non avrebbe dovuto nemmeno addossare a noi la SUA responsabilità! Invece no, doveva ottenere da noi un riconoscimento, una gratitudine per l'impegno profuso (ne profondeva davvero di impegno, e sicuramente era durissima per lei, sola, occuparsi di noi due figli lavorando a tempo pieno e occupandosi della casa). E ora capisco anche il perchè. Semplicemente non aveva nessun altro a cui chiederlo, quel riconoscimento. C'eravamo solo noi, eravamo tutta la sua vita. Ha sempre avuto pochi amici e quei pochi sono andati scemando negli anni.... ora è praticamente sola, solo noi figli non ci allontaniamo dalla sua vita, perchè l'amiamo e riusciamo (o almeno, parlo per me) a vedere oltre la sua facciata di aggressività e vedere la persona che c'è dietro.
Ricordo anche che quando si arrabbiava con me, era capace di tenermi il muso per GIORNI. io ero una bimba molto sensibile e stavo malissimo per quella freddezza. Mi ignorava. non c'era nulla che io potessi fare per farmi perdonare fino a che non lo decideva lei. Ricordo troppe critiche e troppa poca fiducia. Una cosa che mi ha seguito, con alti e bassi, per anni, e che ora che sono riuscita ad inquadrare sto cercando di gestire.... prima di tutto smettendo di sentirmi responsabile per ogni cosa. Pensate che (da adulta!) sono riuscita a CHIEDERLE SCUSA PERCHè IL TEMPO ERA BRUTTO. detto così fa ridere, ma mi è scappato, sento il dovere di giustificare anche quello su cui io non posso far nulla, se non le aggrada. Non parliamo dei comporatamenti delle mie figlie. Naturalmente sono tutta colpa mia anche questi. Inutile dire che io sbaglio, dò loro troppa corda, così loro si approfittano di me, DEVO dare più limiti, DEVO dare dei binari da seguire. In tutto questo, io non le ho mai chiesto un parere, ma ovviamente lei che è depositaria della verità, deve spiegarmi come si fa, perchè è ovvio che altrimenti io non ce la possa fare! ho provato ad affrontare l'argomento con lei con calma, dicendole del fatto che non mi sento accettata da lei nel mio ruolo di madre e che non le ho mai chiesto un consiglio, voglio solo che si accetti il MIO modo di fare. Un disastro. Se n'è andata dicendomi "io queste scene non le voglio nemmeno sentire" (ero pacatissima e tranquilla), se n'è andata con le lacrime agli occhi, per poi tornare dopo qualche minuto dicendomi "sei più tranquilla adesso?" (perchè ovviamente, la responsabilità di aver fatto una scenata -?- era MIA, anche se l'aveva fatta lei). Ecco, lei non ammette mai il suo errore, non solo, ma interpreta e REinterpreta le cose a modo suo, trasformandole in verità inconfutabile e assoluta. Per le critiche al mio modo di fare la mamma, recentemente ho trovato una soluzione molto più efficace, ovvero risponderle con la stessa aggressività: per ora, funziona, sembra capire meglio che lì c'è un limite, e per ora lo rispetta.
Ma il fulcro della mia riflessione viene ora, ed è questo: la mia bimba di 4 anni ha un carattere MOLTO simile al mio. Molto sensibile, molto giudiziosa. Io con lei ogni tanto (sto lavorando molto su questo) ho delle brutte scenate come quella descritta mesi fa nella sezione "Pedagogia nera". In quei momenti mi sento impadronire dalla rabbia, e mi sono resa conto di comportarmi come mia madre faceva con me. Stesse espressioni, stesso tono di voce, forse addirittura stesse parole? Domanda. Possibile che io identifichi la mia bimba con me e me stessa con mia mamma? Mi danno fastidio le sue scenate isteriche, le combatto con forza, ma ovviamente non è la soluzione giusta dato che a me questo ha fatto tanto male! come fare a capire davvero che io non sono mia madre e che mia figlia non è me? come fare a farla sentire accettata IN TUTTO E PER TUTTO esattamente per ciò che è, senza soccombere alle sue scenate? Questo per me è molto difficile, doloroso, ma ci sto lavorando molto.
Ho anche notato che con la seconda figlia per ora questo non mi succede. Mi sento più morbida e materna con lei. Mi domando se sia una questione di età (sicuramente in parte sì, come si fa ad arrabbiarsi con una bimba di 1 anno e mezzo?) ma se ci sia anche altro, forse in quanto secondogenita io (primogenita) non mi identifico in lei e quindi non scattano determinati meccanismi. Può essere?
Grazie per qualsiasi spunto o commento, grazie anche per avermi dato la possibilità di mettere tutto questo nero su bianco.