Sono stata concepita per sbaglio.
Era il 1970 e mia madre aveva 16 anni , mio papà 18.
Mia madre è figlia di un alcolista che quando era piccola aveva momenti violenti su lei e mia zia che però pare sapesse difendersi meglio, come mia nonna che reagiva alle botte con le botte e alla fine separandosi. A 15 anni (quando è rimasta incinta) mia mamma viveva con sua mamma, mia zia e sua nonna.
Mio padre era invece figlio di una famiglia tradizionale: padre del sud Italia gran lavoratore, sindacalista senza molti soldi e mia nonna genovese casalinga ed operaia, mite e remissiva, dolcissima con i figli, mio padre e il suo gemello omozigota. Mio padre e mio zio eccellevano in tutto: a scuola vincevano borse di studio con medie di voti sorprendenti, erano campioni di ginnastica artistica e brillavano per le loro doti artistiche, musicali… un grande futuro atteso da mio nonno che sognava il suo riscatto sociale grazie ai due figli. Mio padre stava terminando la quinta superiore quando mia madre rimase incinta e mio nonno, dopo essersi terribilmente infuriato suggerì che mia madre abortisse, nel frattempo mio padre impaurito per alcuni giorni sparì rifugiandosi da una zia, mio zio, si propose di sposare mia madre se mio padre non fosse rientrato. Mia nonna materna, molto anticonformista e per nulla interessata al giudizio sociale disse a mia madre che se lei voleva tenermi sarei stata cresciuta come una terza figlia senza nessun problema.
Alla fine mio padre rientrò, decisero di tenermi, si sposarono e i miei nonni paterni se ne fecero una ragione.
I miei erano innamoratissimi come si può esserlo a quell’età, ma durò piuttosto poco. Ben presto mia madre manifestò un amore soffocante per mio padre e lui uno spirito di ricerca e un’inquietudine interiore che crescevano insieme a lui e che lo stringevano tra il senso di responsabilità e cui era stato educato sin dalla culla e le grandi domande della vita che lo spingevano verso esperienze forti: la vita di comunità, i pellegrinaggi, la mistica in tutte le sue forme.
Nessuno ancora oggi rimane indifferente quando incontra mio padre, è un incrocio (non solo dal punto di vista fisico, ma per l’energia che emana) tra Gesù e un saggio dell’india….eppure non è facile vivergli vicino: lui sta sempre “oltre”, con divagazioni filosofiche su qualsiasi cosa, un’astrazione a volte faticosissima da comprendere e una distanza da questo mondo che non è semplice accettare.
Mia madre mi ha sempre ripetuto di aver solo desiderato una famiglia e una vita normale dopo la sua infanzia dolorosa e soprattutto ha sempre cercato l’amore di un uomo in maniera bulimica e ossessiva. Vive nel mondo delle favole o di Liala e non accetta i limiti e le mediazioni della realtà.
Mio padre dopo pochi anni iniziò a dire a mia madre con la schiettezza che lo caratterizza e che a quell’età doveva essere ancora più marcata, che non sentiva più di amarla , che le sue attenzioni e richieste di amore lo soffocavano…io li sentivo dalla mia camera mentre pensavano che io dormissi e sentivo il dolore di quella giovane donna come se fosse stato il mio. (quest’ultima frase scrivendo di getto era al presente poi, da brava maestra, l’ho riscritta al passato per correttezza formale…credo non sia casuale in quale forma sia venuta fuori di pancia…)
Dopo poco, avrò avuto sei-otto anni, mia madre iniziò a frequentare altre persone, passavano le serate con noi quando mio padre era fuori; amici che da subito non mi sembravano tali… usciva in moto la sera con alcuni di loro, poi con uno in particolare, Maurizio, che sarà il suo compagno per 25 anni entrando in casa come il fidanzato di una figlia che in realtà era mia madre, sotto gli occhi di mio padre che ne diventava amico e non ne giudicava la presenza. Maurizio e mia madre, da quando io avevo nove anni fino a quando ne ho fatti 35, sono andati in vacanza insieme, lui veniva a cena a casa il sabato sera e a volte in settimana poi si guardava la tv insieme o loro uscivano per andare in discoteca o in qualche locale a bere qualcosa, la domenica gita loro due sul lago o in montagna, 15 giorni di vacanza in sardegna in estate, telefonate, regali e tutto quello che potete immaginare faccia una coppia che non vive insieme ma si frequenta con regolarità.
Ho sempre saputo tutto, quando avevo otto anni mia mamma già mi raccontava le sue pene d’amore.
Sempre quando facevo le elementari mia madre tentò per la prima volta il suicidio: ricordo mio padre che uscì di casa in cerca di un telefono che ancora non avevamo chiedendomi di tenere sveglia la mamma, di non farla assolutamente addormentare…
E' stata solo una delle molte volte in cui l'ho consolata, consigliata e sostenuta come farebbe una madre con la figlia...
E poi ancora alle medie i racconti di mia madre su questo e quell’uomo di cui si invaghiva (nonostante Maurizio le proponesse di andare a vivere insieme e fosse molto presente e innamorato) e quelli di mio padre (anche questi iniziati intono agli otto anni) che mi confidava il suo desiderio di diventare frate, di girare a piedi o in moto per il mondo, di andare in India…..
Andavano e uscivano di casa rincorrendo le loro esperienze e io ho imparato presto a sentirmi grande. Prima di tutto abbastanza grande per ascoltare le loro confidenze, interagire con una sorta di indifferenza emotiva, come se per me fosse la cosa più naturale del mondo ascoltare tutte quelle cose… e poi abbastanza grande per gestirmi la mia quotidianità…ero brava a scuola e molto autonoma non si sono mai chiesti a quale prezzo.
Durante un’estate di ferie di mamma in sardegna con mio padre impegnato o sul lavoro o altrove ho perso la verginità facendo la grande ancora troppo presto: non avevo ancora 13 anni, ma me ne sentivo addosso molti di più e mi comportavo di conseguenza, lanciando forse anche messaggi all’esterno di questo tipo.
Ho imparato a convincermi che quello che accadeva ai miei genitori non mi poteva far soffrire, che la mia vita era indipendente da loro, che non mi “servivano” per crescere fare delle scelte, vivere la mia vita.
Brava alle medie scelgo il liceo classico e lì per fortuna esco un po’ da un giro di frequentazioni un po’ a rischio e conosco i bravi ragazzi figli di famiglie perbene…lo dico senza ironia, sono stati anni sereni, con un fidanzato che studiava in conservatorio e si comportava bene sempre…poi è iniziata la giostra della mia vita sentimentale in cerca dell’uomo ideale, con grandi amori anche di lunga durata, che però non bastavano mai…un matrimonio e una lunga convivenza e poi il mio attuale compagno, padre della mia piccola Irene che sapevo da subito non essere perfetto…ma questo magari lo racconterò altrove siamo già di molto oltre l’infanzia!!!
I miei genitori vivono ancora insieme, mia madre ha continuato a seguire il suo mondo irreale creando un sacco di pasticci economici che l’hanno anche portata ad un secondo e più serio tentativo di suicidio con un ricovero di un paio di settimane in psichiatria; io ero ormai grande (parliamo di cinque anni fa) e l’ho vissuto come l’ennesima prova della sua infinita immaturità, quella di una figlia adolescente che non ho più voglia di accudire da molto tempo
Immagino spesso che lei non ci sia nella mia vita (di fatto ci vediamo e sentiamo abbastanza poco e le nostre visite reciproche non durano mia più di due-tre ore), che i suoi piccoli e grandi capricci, il suo costante disequilibrio, la pesantezza che la caratterizza scompaiano dal mio orizzonte e io non debba averci a che fare neanche il poco che mi tocca ora.
Io credo onestamente di avere imparato a non volere bene a mia madre. Qualche mese fa mi ha chiamato dicendomi di avere un sospetto di malattia grave in seguito ad alcuni esami medici: non ho provato nulla, NULLA davvero…non la penso mai..io sento di non avere una madre.
So che questo vissuto definisce un vuoto grandissimo dentro di me che si manifesta nei miei rapporti di coppia e che salta fuori in alcune paure con Irene, ma è un vuoto che non sento di desiderare venga colmato da lei, neanche nei miei sogni più reconditi….
Che dite… vi pare possibile non provare nulla per la propria madre?
Non so se qualcuno ha letto fin qui tutto questo racconto, scritto in uno dei pochissimi momenti di tranquillità, visto che Irene dorme. Non sono tanto lucida nel connettere pensieri e parole perchè da molto ormai non dormo più di tre ore consecutive, spero però qualcosa si intravveda..
Ah…. Sonia-so era uno dei modi in cui mio padre mi chiamava da piccola… io ovviamente sono Sonia, grande con la testa e forse piccola ancora con il cuore…