Ciao a tutti,
e da un po che seguo questo forum, ma questa è la rima volta che scrivo per raccontare la mia storia...
Devo dire che è stata d'avvero dura, non avevo mai avuto modo di confrontarmi su certi argomenti (la propria infanzia, i genitori) certe cose non si dicono, questo mi è stato insegnato e le poche volte che ho cercato di parlarne, mi sono schiantata su muri di indifferenza e incomprensione... forse non mi sono mai sentita compresa veramente da nessuno.
Ma adesso credo di aver capito, la verità è che certe cose nessuno le vuole sentire, meglio fare finta di non vedere, dire che è normale e che va bene così... e in questo io sono diventata molto brava.
Però quello che adesso mi spinge a scrivere della mia infanzia e del mio inferno è l'odio, si l'odio profondo che nutro per la mia famiglia e sopra tutto per mia madre, distruggerla, screditarla, visto che dentro di me mille e mille volte l'ho già vista morire e so che questo non sarebbe comunque sufficiente a darmi la pace, vorrei che almeno il mio animo tormentato si placasse e forse ci riuscirà solo con il distacco, non quello fisico naturalmente, ma quello emotivo, non saprei e da molto che ci sto lavorando, ma è così difficile... Io la odio e mi odio per questo....
Sono nata in una piccola periferia, in campagna, ai tempi un posto molto bello, la mia era una famiglia benestante, la villetta a schiera, con la macchina nel vialetto e un giardino grande e ben curato; mio padre era un libero professionista, una persona colta e dall'aspetto austero, mia madre casalinga, simpatica e solare sempre allegra, ma tutto questo cambiava e si distorceva appena varcata la soglia di casa.
Lì l'inferno, il buio e la solitudine, notti insonni a singhiozzare nel buio, quando ogni rumore mi faceva sobbalzare, quando anche il battito del mio cuore mi faceva paura (proprio così l'ho scoperto anni dopo, pensavo fossero dei passi, non ero una bambina molto sveglia).
Mia madre così empatica e disponibile con gli altri “MA COME' SIMPATICA TUA MADRE!!!” con noi diventava una furia, un tornado inarrestabile impossibile da fermare, il più delle volte ero io il suo bersaglio, l'ultimo genita, la ribelle, quella che le rispondeva, che le dava ai nervi anche se stava zitta e all'ora botte, insulti e punizioni a non finire, la mia casa, la mia prigione, il mio crimine essere nata, non voluta, disprezzata perché esistevo, sono arrivata a pensarlo anch'io “perché sono nata” perché nessuno mi vuole bene, cosa c'è che non va in me? Ricordo l'assenza, più delle violenze e delle urla, questa voragine nel petto, il respiro che manca, la mente nel panico più totale per il solo desiderio di essere vista, presa in braccio e baciata... Ma le attenzioni che ricevevo non erano quelle che avrei voluto...
Per lei ero invisibile, anzi oserei dire che nutriva un profondo disprezzo nei miei confronti, un odio feroce che non mancava mai di dimostrare, io non ricordo di aver pensato se avesse ragione o meno, sapevo però nel profondo del mio essere, che quello che subivo era ingiusto e mi ribellavo con tutte le mie forze, disperatamente, non che sia servito a molto e alla fine ne sono comunque uscita a pezzi.
Ero considerata la pecora nera, perché poi non l'ho ancora capito, anche i miei fratelli pur di ottenere un minimo della sua attenzione si alleavano con lei, accanendosi contro di me, ora lo capisco (erano solo dei bambini) ma non riesco comunque a perdonarli. Mio fratello mi odiava, perché mio padre lo ignorava completamente e le poche attenzioni le riservava solo a me (mai richieste tra l'altro). Questo fu motivo di grande sofferenza, anche lui non perdeva occasione per picchiarmi o prendermi in giro, l'episodio che ricordo ancora con più disgusto, fu quando, credo avessi all'incirca nove anni, con un “amico” fra virgolette, perché so che veniva spesso picchiato e deriso da questo suo “amico” (è tutt'ora molto servile con le figure autoritarie), mi fecero bere con la forza una tazza, dicendomi che era the, invece era la loro urina... io rimasi basita, incredula e disgustata, ammetto la mia completa ottusità del mondo e delle sue regole, mia madre teneva me e mia sorella praticamente recluse e ciò non ha fatto altro che contribuire ad un certo “rallentamento” non so come spiegarlo in altro modo... Ero incapace di difendermi. Ancora oggi mi chiedo perché abbiano voluto umiliarmi in quel modo, non credo fosse uno scherzo innocente, o sbaglio? Un altro esempio banale ma tragico secondo me, all'inizio delle superiori mia madre mise mia sorella su un pullman e le disse vai a scuola, il bello che non l'aveva mai accompagnata e lei non sapeva neanche cosa fosse un pullman e di fatti si perse, so che sembra una barzelletta ma è andata proprio così, la cosa ancora più tragica e che mia madre la tratto malissimo, a quell'età avrebbe dovuto cavarsela da sola, poco importava se fino a quel giorno era stata praticamente murata viva. Questo naturalmente fra l'indifferenza generale di parenti e amici, ansi mia madre veniva lodata perché era così brava, poverina talmente sacrificata nel dover crescere tre figli da sola, con un marito che non c'era mai. Lei ci torturava e gli altri le facevano anche i complimenti, nessuno che prendesse mai le nostre difese, ero una bambina eppure mi sembrava così evidente, perché gli altri non se ne accorgevano? Anche questo a contribuito a farmi perdere la fiducia nel prossimo.
So anche che mio fratello è stato molestato da una vicina, a tredici anni gli facevano vedere film porno, mia madre in tutto questo dove era? Io so che sapeva, questa lo chiamava da casa sua: “Luca sono nella vasca, vieni a lavarmi la schiena” e mia madre gli diceva: VAI
Io e mia sorella non abbiamo avuto sorte migliore, un cugino con problemi mentali (che naturalmente a sentire i miei non erano tali, poverino aveva avuto la varicella da piccolo e veniva curato di conseguenza, gli davano la valeriana
), veniva con la madre a casa nostra per le feste. lo ricordo sempre, altro e magro con le efelidi, i capelli rossi e posticci, si metteva li con me e mia sorella e in continuazione nelle orecchie ci cantava delle canzoni, mentre ci accarezzava i capelli e questo per ore, noi immobili non riuscivamo neanche a respirare... poi con quelle mani viscide, fredde e scheletriche ci toccava e palpava dappertutto, ricordo ancora il terrore e lo schifo infinito. Noi avevamo rispettivamente sei e otto anni, lui trenta. Di quei momenti un immagine mi è rimasta stampata nella testa, mia madre nell'altra stanza con la mano tesa e mia zia che le dava dei soldi (a quei tempi cinquanta mila lire), pensai: CHI HA VENDUTE e vi giuro che mio padre aveva un ottimo stipendio. Perché facesse così io ormai non me lo chiedo più! A distanza di tanti anni a sentire lei, niente di tutto questo è mai successo, i soldi un presente e i miei disturbi (autolesionismo, bulimia, ecc.) fantasie:“hai sempre avuto un bruttissimo carattere, nella vita ti troverai sempre male!” Questo mi ha sempre ripetuto.
In questi giorni una psicoterapeuta ha detto a mia sorella che quello che ci è accaduto non è un evento traumatico, mi domando se non lo è, all'ora cosa lo è? A volte io provo ancora disgusto se qualcuno mi sfiora, mentre mia sorella ha diciannove anni, ha avuto una grave forma di schizzofrenia, io mi chiedo, possibile che le cose non siano collegate? Oltre al dolore e all'umiliazioni subite, adesso passiamo anche per mitomani in cerca di copassione, io avrei voluto solo un pò d'amore e dolcezza invece che botte e sopraffazioni...
E anche se so che in tutto questo non sono stata che una vittima, il senso di disgusto e rimorso mi perseguitano.
Grazie al vs esempio mi sono avvicinata alla lettura dei libri di Alice Miller, ho appena finito di leggere “L'infanzia Rimossa” e “Il dramma del bambino Dotato” proprio per capire ancora di più i miei malesseri ed è stato molto difficile, in alcuni passaggi non riuscivo proprio ad andare avanti, comprendere certe cose è davvero doloroso.
Grazie di cuore per esserci e per avermi letto.