un sito che analizza la sentenza che "riporta" il bambino dal padre...sempre grazie alla PAS entità che scientificamente non esiste ma che la giurisprudenza (cioè i giudici) usa perchè fa comodo:
http://ilricciocornoschiattoso.wordpres ... ogia-nera/L’aggressività salvifica e la pedagogia nera
Posted on 20 maggio 2013 di il ricciocorno schiattoso
Sebbene i genitori maltrattino i figli sempre per motivi psicologici, ossia a causa del proprio stato di disagio interiore, nella nostra società vale come un fatto chiaro e assodato che questo trattamento è un bene per i bambini. E non da ultimo, lo zelo con cui si difende questa argomentazione ne tradisce la dubbia natura… è del tutto usuale parlare della necessità di picchiare i bambini, di umiliarli e di tenerli sotto tutela, e oltretutto impiegando vocaboli raffinati come “castigo”, “educazione” e “guida sulla via del bene”... Finora la società proteggeva gli adulti e colpevolizzava le vittime. Nel suo accecamento, essa si appoggiava a teorie che, corrispondendo ancora interamente al modello educativo dei nostri nonni, vedevano nel bambino una creatura astuta, un essere dominato da impulsi malvagi, che racconta storie non vere e critica i poveri genitori innocenti, oppure li desidera sessualmente.” (Alice Miller, La persecuzione del bambino)
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Non si possono adottare soluzioni non supportate dalla ricerca scientifica, perché si corre il rischio di produrre più danni di quelli che si pretende di prevenire, aveva decretato la Cassazione poco più di un mese fa, liberando il bambino di Cittadella dall’ingiusta detenzione in casa famiglia.
In quell’occasione avevo scritto: Ma non è finita: ad occuparsi della vicenda sarà ora la Corte d’appello di Brescia. I sostenitori dell’alienazione genitoriale non si daranno per vinti tanto facilmente…
Infatti così è stato: la Corte si è pronunciata e ha riaffermato l’esistenza della Pas dichiarando:
Il fatto che altri esperti neghino il fondamento scientifico di tale sindrome non significa che essa non possa essere utilizzata…
Insomma: a prescindere da quello che dice la comunità scientifica, la Pas ci torna utile, perché non dovremmo servircene?
Che cosa ci dimostra la Pas? Ci dimostra che il bambino è una creatura astuta, un essere dominato da impulsi malvagi, che racconta storie non vere e critica i poveri genitori innocenti.
Continua così la Corte d’Appello di Brescia: Più volte è stato ritenuto in decisioni giurisprudenziali che l’atteggiamento del bambino che rifiuta l’altro genitore, per un patto di lealtà con il genitore ritenuto più debole, può condurlo ad una forma di “invischiamento” capace di produrre nella sua crescita non solo una situazione di sofferenza, ma anche una serie di problemi psicologici alienanti.
In decisioni giurisprudenziali? La giurisprudenza adesso determina cosa genera problemi psicologici? Non sarebbe più corretto fare riferimento alla letteratura scientifica in materia?
Ma per tagliare la testa al toro il decreto riporta anche questa affermazione:
essa (la Pas) risulta essere inserita nel DSM IV nella sezione problemi relazionali genitore-bambino.
Immagino che chi ha redatto il documento non abbia copia di suddetto manuale, altrimenti si sarebbe reso conto che non è affatto così.
Anche se non avete a casa il DSM IV, potete riflettere su questi fatti: nel 2010 il Professor William Bernet ha pubblicato un articolo per caldeggiare l’inserimento del disturbo da alienazione genitoriale nel DSM V; se questo disturbo fosse già citato nel Manuale che bisogno aveva il Professor Bernet di dedicarsi a questo lavoro?
Ma andiamo a leggere cosa scrive questo Bernet:
Three articles criticized the proposal that PA be included in DSM-5: an article by Walker and Shapiro, an article by Houchin, et al. and a review of Parental Alienation, DSM-5, and ICD-11 by Pepiton et al. The current article was written to continue this dialogue by identifying and addressing several errors and misunderstandings put forth in those three publications. Although we disagree with many of their statements and most of their conclusions, we appreciate the authors’ willingness to participate in a scholarly dialogue regarding the place of PA in psychiatric nosology.
Ci racconta il Professor Bernet che tre articoli hanno criticato la proposta di inserimento dell’alienazione genitoriale nel DSM e che il suo articolo si propone di rispondere alle critiche… Se nel 2010 era in corso un dibattito accademico sull’inserimento dell’alienazione genitoriale nel DSM V, come è possibile che i partecipanti a questo dibattito ignorassero la presenza dell’alienazione genitoriale nel DSM IV?
Distrazione?
E’ evidente che queste persone ci stanno prendendo in giro.
Non interessa affatto a questa gente dimostrare scientificamente che esiste una malattia o un disturbo relazionale che corrisponda in qualche modo alla sindrome da alienazione genitoriale: l’alienazione genitoriale già esiste nella loro mente e non c’è articolo scientifico o esperto che tenga, si troverà comunque il modo di giustificare la loro ostinazione a punire il bambino recalcitante e bugiardo: lo fanno per il suo bene.
Il bambino di Cittadella è un bambino che rifiuta di obbedire ad uno dei genitori e questo è inaccettabile; è un bambino capriccioso e, si sa, i capricci dei bambini vanno ignorati. Non lo dice anche la Tata della TV?
Poco importa – leggiamo nel decreto – se quel padre ha richiesto con ostinazione la decadenza della potestà genitoriale della madre, opponendosi ad una prima decisione del Tribunale di avviare un progetto di riavvicinamento padre-figlio. Poco importa se ha lottato affinché il figlio fosse di forza allontanato dalla sua casa e dai suoi affetti. Non è importante che la madre abbia testimoniato che il padre avesse assunto un atteggiamento connotato da aggressività ed ossessività, al punto da presentare oltre venti denunce penali nei confronti della moglie, perché questo atteggiamento viene definito salvifico.
Salvifico: che salva, che conduce alla salvezza.
Aggressività ed ossessività, ripetute denunce contro l’altro genitore: questi sono atteggiamenti che salvano il bambino… Si: secondo quella che Alice Miller definisce pedagogia nera.
Sempre nel decreto leggiamo che la madre
si era costituita anche in tale procedura negando ogni sua responsabilità in ordine al rifiuto del figlio di vedere il padre e chiedendo da una parte i più opportuni provvedimenti per proseguire nel percorso di riavvicinamento (padre-figlio)
concordava nella necessità di attività di sostegno da parte del servizio sociale e autorizzava la valutazione neuropsichiatrica del figlio,
ma nonostante questo la conclusione è che
si è manifestata come un soggetto apparentemente collaborativo.
Perché la collaborazione di questa madre è considerata apparente e non sostanziale?
Sulla base del risultato: siccome il figlio ha mantenuto nel tempo un atteggiamento ostile nei confronti della figura paterna, la colpa non può che essere della madre, che non ha saputo accompagnare psicologicamente il figlio alla ripresa dei rapporti con il padre.
Che cosa avrebbe dovuto fare questa madre per risultare davvero collaborativa?
Semplice, avrebbe dovuto obbligare il bambino a fare quello che non voleva fare: ovvero stare con il padre.
Viene rimproverato alla madre: non ha ripreso il suo eloquio sconveniente, né gli agiti violenti.
Le reazioni di rifiuto del bambino (cioè il suo comportamento malvagio e ingiustificato nei confronti del povero genitore innocente) avrebbero dovute essere soffocate (non ascoltate o magari comprese), di modo da impedire lo strutturarsi di una personalità deviante.
Deviante, che devia dalla norma e la norma, la regola, è che i bambini obbediscono ai genitori, volenti o nolenti.
Di questo bambino sappiamo che si presentava come un bambino normalissimo nelle relazioni con gli altri, salvo cambiare improvvisamente al solo parlargli del padre che definiva come ” persona cattiva, un diavolo, persona sgradevole” e perdere il controllo ed il rispetto delle più elementari relazioni con ricorso ad aggressività verbale ed agita, senza alcuna provocazione.
Questo bambino non ha problemi relazionali con nessun altro a parte il padre. Come mai?
E’ chiaro: è stata la madre.
Vi sembra logico?
No, non lo è.
Ma è funzionale, anzi è semplicemente perfetto, perché rimette ogni cosa al suo posto: il padre riacquista la piena potestà e la madre la perde. Può vedere il bambino, naturalmente, ma non ha nessun potere decisionale e per ogni cosa deve chiedere il permesso al padre-padrone.
Senza intervenire sul Codice Civile, la Pas di fatto permette a chi non la trova “confortevole” di abrogare la riforma del diritto di famiglia del 1975, quella che eliminò la patria potestà per introdurre la potestà genitoriale, equiparando in doveri e dignità le figure del padre e della madre e abolendo, oltre alla patria potestà, la potestà maritale.
La Pas, inoltre, ci riporta indietro ai tempi in cui vocaboli raffinati come “castigo”, “educazione” e “guida sulla via del bene” permettevano al genitore di maltrattare il proprio figlio impunemente; questo padre ha trascinato per i piedi un bambino davanti all’intera nazione – supportato dalle forze dell’ordine – senza che nessuno lo abbia trovato abbastanza discutibile da mettere in discussione le sue competenze genitoriali.
O forse quei tempi non sono mai cessati e quando Alice Miller ha scritto, usando il passato, la società proteggeva gli adulti e colpevolizzava le vittime, ha peccato di ottimismo.
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