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rifiuto del dialogo • Non togliermi il sorriso

rifiuto del dialogo

Violenza, manipolazioni, ricatti psicologici, giudizi morali: troppo spesso si ricorre a simili forme di controllo e repressione nell’educazione dei bambini. Discutiamone insieme qui ogni volta che ci sembra di riconoscerle in libri, film, programmi televisivi, nel nostro comportamento o in quello di coloro con cui ci accade di confrontarci.

rifiuto del dialogo

Messaggioda ventosa389 » martedì 19 novembre 2019, 18:54

Mi chiedo perchè a volte quando si parla di educazione certe persone si chiudono a riccio e iniziano a prenderti in giro per le tue idee o ti danno dell'imbecille senza essere capaci di rispondere con maturità a quello che dici argomentando il proprio dissenso.

Quando parlo del punto di vista del bambino in un certo contesto e di come farei io per insegnare qualcosa in modo positivo, tutte le volte mi dicono che sono cretina, o chiudono il discorso con "quando ero piccola non era così" e poi giù a raccontare storie d'infanzia. Il che è assurdo perché 1) i nostri genitori non erano dei santi illuminati e di certo non facevano tutto giusto 2) non stai rispondendo a ciò che dico, non devi darmi ragione ma almeno parla in modo civile di ciò che non ti convince; chiudere tutto con "i miei non facevano così" non spiega niente sul motivo del tuo disaccordo e non ha senso. Non stai parlando delle tue opinioni e rifiuti a priori l'idea di un modo diverso di fare le cose, non ti prendi neanche un secondo per ragionarci su, lo escludi d'impulso.

Ancora peggio quando mi danno della buonista, credo infatti che parlare di come insegnare qualcosa ad un bambino ( capendo il suo punto di vista e in modo positivo) non è buonismo, si parla infatti di come educare facendo interiorizzare la regola al bambino. il che implica indirizzarlo, non fargli fare ciò che vuole. E' l'opposto del buonismo.

Non capisco il perché di tutto questo.

Se dipende dal fatto che certe persone hanno preso per buona l'interpretazione della loro infanzia data dai genitori ( eri cattivo perché a due anni toccavi tutto) dimenticandosi di come si sentivano loro quando i loro genitori gli urlavano o li picchiavano. Creando cioè un muro tra il loro se adulto e il loro se bambino.

O se invece dipende dal fatto che queste persone sono convinti di avere certezze assolute riguardo l'educazione ridicolizzando tutto quello che è diverso dalla loro opinione.

A volte ho l'impressione che queste persone necessitano di rivalersi sui bambini dei torti che loro hanno subito da piccoli. La classica persona che dice"se la maestra mi picchiava in classe a casa i miei mi davano il resto", che è un po' il classico concetto secondo cui "io non sono stato capito, ascoltato, incoraggiato", quindi non devono esserlo nemmeno gli altri.

Non so perchè queste persone fanno così ma a volte li trovo veramente prepotenti e in alcuni casi ho trovato che si sono comportati da bulli con me.

Poi onestamente io non amo molto la pedagogia perché raccoglie spesso le teorie di persone che non hanno esperienze di bambini e elaborano tesi completamente astratte e avulse dalla realtà. Naturalmente ci sono le eccezioni, persone come Piaget o la MOntessori che hanno dedicato la vita ad osservare i bambini e nei loro libri condivono quello che hanno capito. NOn sono perfetti ma almeno partono da qualcosa di pratico e non parlano di filosofia della educazione come molti altri pedagogisti che raccontano teorie bellissime quanto irrealizzabili e non hanno esperienza di bambini.

Io ho una formazione psicologica ma quando parlo di qualcosa faccio riferimento a ciò che ho capito dall'esperienza e non a teorie astratte. Per esempio io ho passato sei mesi in un asilo in nicaragua, lì i bambini sono tutti più o meno trascurati, all'asilo hanno i denti neri di carie e dicono di avere fame. Nessuno gli insegna le cose. Questi bambini non sono abituati a cooperare con gli adulti e vedono i grandi come nemici da cui guardarsi. Sono cioè diffidenti e spesso, a causa dei traumi subiti, sono sulla difensiva e vedono gli adulti come dei buoni a nulla di cui non fidarsi.

Gestire una classe così non è facile, ti sfidano, non ascoltano, non collaborano, ti vogliono tutta per loro e cose così. Ho fatto degli errori. Poi mi sono accorta che quando riuscivo a guadagnarmi la fiducia del bambino allora lui iniziava ad ascoltarmi e rispettare le regole. Ho quindi capito che una relazione di qualità col bambino risolve tantissimi problemi comportamentali e che può prevenire molti problemi perché un bambino che è sazio di coccole e attenzioni e che si fida di te non fa capricci terribili per avere la tua attenzione, inoltre ti ascolta di più perché si fida e ti rispetta. Questo semplifica di molto le cose. Non risolve tutto però molte cose migliorano.

E' questo lo dico per esperienza e non perché ho letto qualche astrusa teoria o perché sono un'idealista buonista che non sa come funziona il mondo.

Eppure quando dico questo spesso la gente mi ride dietro o mi da della pedagogista( in senso dispregiativo) e io non mi sento ascoltata e trovo piuttosto maleducato il modo in cui gli altri si pongono.

Trovo che manchi la capacità di ascoltare, mettersi in discussione o semplicemente riuscire a dialogare con maturità con persone che la pensano diversamente. Senza denigrare e insultare, semplicemente parlare.

Non riesco a capire cosa fa surriscaldare tanto queste persone, se sono traumatizzate, insicure o poco introspettive. O se mancano della voglia di mettere in discussione l'educazione ricevuta e pensare con la propria testa valutando autonomamente se una cosa può essere valida o no.

Penso che il bullismo non sia solo qualcosa dei ragazzi ma che molti adulti siano loro stessi bulli che schiacciano e sputano sopra quello che non capiscono o che non gli va di ascoltare.

E' triste.

Scuasate lo sfogo :oops:
ventosa389
 
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Re: rifiuto del dialogo

Messaggioda FranTam » venerdì 22 novembre 2019, 0:10

Ciao Ventosa.

Non è facile mettersi in discussione, è senza dubbio molto più semplice accusare qualcun altro di dire delle sciocchezze piuttosto che guardarsi dentro e magari scoperchiare il vaso del dolore. E tanto più ci si avvicina a quel dolore, tanto più forte sarà la reazione di chi quel dolore non vuole contattarlo, nemmeno un po'. E dunque quale migliore modalità se non quella di screditare chi si avvicina così pericolosamente a qualcosa che è avvertIto come una minaccia?

A volte, anche "scherzando", mi sento dire che una sberla ben data a volte fa molto più di mille parole. Mi dà sempre fastidio, anch'io avverto prepotenza in queste affermazioni.

Quando ci riesco immagino il bambino che questa persona è stato e allora il fastidio pian piano lascia spazio al punto di vista dell'altro, non mi sento più giudicata o in dovere di giustificarmi, semplicemente espongo il mio punto di vista che viene per lo più accolto da dei perplessi "mah..." me ne sono fatta una ragione e chiedo a chi mi sta di fronte di fare lo stesso.

L'importante è comunque parlare di ciò che si osserva, credo che qualcosa arrivi sempre dopo tutto, e tu racconti cose molto importanti che di certo non lasciano indifferenti.

Forza, cantare fuori dal coro significa anche accettare che il coro risponda, e imparare a restate saldi senza a nostra volta svalutare il punto di vista degli altri, continuando ad argomentare ciò in cui crediamo.

Un abbraccio :abbraccione
FranTam
 
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Re: rifiuto del dialogo

Messaggioda ggg » martedì 10 dicembre 2019, 11:24

ciao, nella mia esperienza vedo questi diversi tipi di motivazione dietro questi atteggiamenti "retrogradi":

- ignoranza, incapacità di innovarsi, informarsi o mettersi in discussione;
- a-criticità rispetto a quanto vissuto nelle proprie famiglie di origine, mancanza di indipendenza rispetto ai propri genitori (questo può anche includere quella "volontà di rivalsa" di cui parli tu, cioè la convinzione che "siccome l'ho vissuto io da piccolo e sono sopravvissuto, è giusto che anche mio figlio viva la stessa cosa");
- paura dei bambini. Sì, proprio paura. Paura di non sentirsi all'altezza come genitori, paura di sentirsi vulnerabili, paura che i bambini diventino delle sottospecie di "mostri" in adolescenza o anche da piccoli, dunque paura di essere in difficoltà. Questo io lo percepisco molto dai discorsi che circolano tra chi usa schiaffi e punizioni.
ggg
 
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